mpronta la sua linea di insegnamento e di ricerca sullo “Spazio pubblico” e “Il pensiero del Luogo”. Su cosa rappresenta per l’uomo il luogo nel vero senso della parola. Michel Perloff ha già incontrato Savona durante le conferenze :
“La Fabbrica e la città” nel 2013, “Memoria Fossile” nel 2014, “R/esistenza” al Priamar nel 2014, “A proposito del significato del luogo: le Mura a Savona”, ed infine “Il Visitatore e l’orto” in occasione della mostra dell’artista Imelda Bassanello “L’orto di Piero: la poetica di un contadino” a Santuario di Savona nel 2014. Savona è amata dai suoi cittadini. Ma cosa porta uno straniero, un ricercatore come Michel Perloff a interessarsi della nostra città ?
Monsieur Perloff, lei vive a Marsiglia. Un porto del Mediterraneo come Savona. Il Porto è l’inizio di un viaggio ma anche un luogo al quale tornare. E’ questa la sua affinità con Savona?
Tre porti mediterranei sono stati i fondamenti della mia vita. Sono nato a Nizza dove ho vissuto fina a 20 anni, abito a Marsiglia e soggiorno spesso a Savona. Nizza la città della mia giovinezza, con la sua impronta italiana, è più vicina a Savona che Marsiglia. Nizza è ligure, è torinese! I miei primi anni li ho vissuti in questo luogo, che mi ha trasmesso il suo modo di essere. Esistono eventi che delineano la nostra vita da bambino. Per me sono stati i viaggi da piccolo in Italia, a Ventimiglia, San Remo e mi ricordo il nome di Savona, conosciuto alla stazione di Ventimiglia, avevo 7/8 anni. Questa città sconosciuta, lontana, era diventata allora il mio sogno. Era il “lontano” che misterioso vive in ogni bambino! A undici anni finalmente, viaggiando verso Roma insieme a mia madre ho realizzato questo sogno, ho pranzato a Savona!
Monsieur Perloff come è arrivato a Marsiglia ?
L’anno in cui compii undici anni, appena dopo di Savona sono stato di passaggio a Marsiglia e mi è rimasta quest’immagine fantastica del Porto Vecchio. Ma Marsiglia con la sua potenza, la sua passionalità si è impadronita di me molto più tardi. Marsiglia città greca. Che è poi la “madre” di Nizza. Furono infatti i marsigliesi a fondare Nizza nel V Secolo Avanti Cristo. Marsiglia, Nizza, Savona. In comune hanno il Mare Mediterraneo, la storia antica, l’essere porti aperti su quello stesso mare! E l’idea di partire, tagliare gli ormeggi, andare per conoscere cosa esiste oltre il mare! Le accomuna, anche se lo vivono in maniera diversa. Per questo, nel mio insegnamento alla scuola di architettura, ho anche nutrito di filosofia e di poesia le mie lezioni. Nel mio lavoro compenetro il progetto sulla città a partire dall’aspetto architettonico, spiegando come è legato alla natura umana, con l’anima dei luoghi.
La caratteristica delle città liguri è di non avere quasi Piazze dove aggregare i cittadini. Le loro caratteristiche sono piuttosto le Torri, appartenenti a famiglie in lotta tra loro per il potere. Questo aspetto ha determinato l’attitudine alla chiusura del carattere ligure ?
E’ una domanda complessa, ma interessante.
Potrebbe essere il tema di un seminario annuale!
Per quello che riguarda il carattere ligure, da parte mia, non lo vedo tanto chiuso! Nei paesaggi della Liguria ho notato, invece, la potenza del fai da te molto ricco di inventiva!
La piazza potrebbe essere intesa come spazio pubblico in cui si riconoscono i cittadini. Un vero luogo. C’è sicuramente la Piazza, a carattere più o meno monumentale, collegato con un tipo di potere e che prende un aspetto politico, più simbolico di una società.
Nemmeno a Marsiglia esiste veramente una Piazza, intesa come punto di riferimento aggregativo per i suoi abitanti.
Insieme ai miei alunni, abbiamo studiato molto Marsiglia attraverso i luoghi in cui ci si può riconoscere, in quanto cittadini.
Non possono essere luoghi qualsiasi! E lo si può così trovare anche in una strada. Per Marsiglia sarebbe la Canebière, simbolo della città, che congiunge una chiesa neo-gotica al Porto Vecchio. Su questa parte della città doveva essere costruita all’epoca di Luigi XIV una Piazza Reale ma il progetto è stato abbandonato…Marsiglia ribelle? Ma un luogo urbano si potrebbe anche trovare su un pezzo di strada, di marciapiedi, in una nicchia urbana.A Savona, a Genova, esistono piccole strette piazze. E’ vero, nei quartieri ci sono piazze simboli del potere delle famiglie nobili.
Ma a Genova è anche la via Garibaldi, già Strada Nuova con i suoi Palazzi, che radunava le famiglie, i quartieri, ed era magari una vera Piazza. E quante nicchie a Genova! Concordo con il pensiero di Bruno Zevi, quando afferma che è impossibile capire e dunque progettare un palazzo dimenticando il suo rapporto con gli spazi pubblici della città. Aggiungerei con l’anima della città. Di conseguenza, non è possibile capire una casa, un luogo, senza considerarli nell’insieme della sua architettura urbana. E viceversa. E questo riguarda anche la politica che governa la città, quando si decide cosa costruire, cosa conservare cosa riqualificare del suo spazio, a definirne l’uso, la fruibilità da parte della gente, cittadini e altri. Le pietre, i muri che compongono la struttura di una città, sono animati dal vissuto dei suoi abitanti nel tempo. Per Savona, penso che il luogo che la rappresenta sia il Priamar. Una Fortezza‚ sì ma non qualsiasi! E’ questo a delinearne il carattere.!
Monsieur Perloff, lei ha tenuto al Priamar una conferenza: “R/esistere!”Perchè al Priamar e perchè R/esistere ?
Avevo scritto R/esistere, esistere appoggiandosi alla “R” della resistenza. Resistenza condizione dell’esistere. Per avere una visione prospettica della città non è possibile prescindere dalla sua Storia. Non intendo prendere in considerazione una Storia descrittiva, ma ancora quella dei luoghi, del vissuto, delle emozioni, delle gioie e delle tragedie. E’ il complesso insieme di tutte le componenti che hanno fatto viva una città da tenere presente se si vuole avere uno sguardo aperto sul suo futuro.
Se osserviamo le mappe cittadine di Savona relative al Cinquecento, vediamo una città circondata da mura, con un centro denso e una Cattedrale all’interno di esso che potevano essere il punto di riferimento in cui i suoi cittadini si riconoscevano, elemento primordiale dell’identità. La distruzione da parte dei genovesi nel ‘500 delle Mura di Savona, della sua Cattedrale aperta sul mare, l’abbattimento delle sue Torri, sono state la causa di uno slegamento, di una frammentazione non solo nella struttura ma anche nell’anima di Savona. Che sembra ancora vivere legata a quel periodo. Ferma in un ricordo di un evento tragico. E’ a questo destino che Savona dovrebbe resistere, anche se sembra strano ma non tanto, di resistere al passato. Cercando le risorse per reagire nel significato che ha per lei la sua “Fortezza”.
Monsieur Perloff, Savona è bella ?
Per me, Savona è una città bellissima! Affermando questo, mi sento dire, da qualcuno, che esistono al mondo città molto più belle di lei! Ma io rispondo che la bellezza non è solo in ciò che vediamo! Anche se secondo me Savona è bella da vedere! Ma la bellezza sta anche in ciò che sa dare a coloro che la guardano e Savona è…affascinante! L’aria di tragedia che ancora si respira è il suo mistero! Il suo essere stata tormentata, strapazzata nella Storia, è un sentimento ancora vivissimo nella sua anima, profondamente sentito! E si percepisce, appena si entra in Savona! Del mio soggiorno quando ero bambino non ho molti ricordi, solo un ristorante e una pasta mitica! Quando ci sono tornato, sul serio, più di quarant’anni dopo mi sono sentito scombussolato dentro, come senza orientamento, respirando lo spirito della città. Sentivo un vuoto, qualcosa mancava ad una città con scorci ricchi di Storia e suggestivi, ma cosa, mi chiedevo? Mancava per me un punto maggiore di riferimento, chiamiamolo la testa. E per i Savonesi e i turisti incontrati questo punto era La Fortezza, il Priamar: uno dei suoi Monumenti, infatti! Ho voluto conoscerne la storia, e ho così saputo che, un tempo, la Fortezza del Priamar era proprio il cuore della Città! Abbattere la sua Cattedrale, troncare le sue Mura è stato un atto determinato! Come strappare il cuore a Savona! Per comprendere meglio Savona, ho fatto riferimento a Marsiglia. Il cuore di Marsiglia è Le Panier, il luogo fondato dai Greci che le dettero il nome di Massalia. E’ la sua anima e senza Le Panier, cosa sarebbe Marsiglia? Ma, mentre Le Panier è un quartiere vivo, collegato alla città, parte integrante della vita cittadina, il Priamar resta una fortezza, percepito da troppo tempo come staccato, lontano dai Savonesi.
A Savona manca un Luogo del Pensiero, del cuore, come è Le Panier per Marsiglia ?
La bellezza risiede anche in questo vuoto, in quello che potrebbe sembrare una debolezza ma in realtà è ricca di promesse!
Il Priamar è protagonista di eventi culturali e aggregativi rivolti ai suoi cittadini.
E’ quindi considerato da questo punto di vista dall’Amministrazione Savonese.
E questo è un bene! Un punto di partenza importante.
Nei suoi spazi si parla di cultura, delle sue diverse interpretazioni: arte, musica, teatro.
Ma il Priamar, da solo, E’ già cultura.
La cultura della sua città Savona.
Non è solo il contenitore di manifestazioni organizzate per “fare cultura”.
Le sue pietre, i suoi spazi, le sue piazze parlano della Storia di Savona. Delle mani che lo hanno costruito a epoche diverse. I suoi spazi non vogliono essere solo “sfruttati” ma richiedono il ritrovo dell’anima, profondamente capita, vissuta, tenuta in vita! E per fare questo, vorrebbe ricongiungersi alle altre parti della città che gli sono state tolte, mozzate per spezzarne la forza che rappresentava per i Savonesi! Le Mura, le Chiese, le Torri che sono ora solo frammenti di un tutto che è stato e vive nella nostalgia dei ricordi. Il Priamar, secondo il mio sentire, vuole tornare ad essere il tutto che è stato, un ESSERE! Non vuole restare solo un monumento a ricordo, un contenitore adoperato per ospitare eventi. Le città, come gli individui, per vivere pienamente, hanno bisogno di un loro baricentro. Di un’identità interiore solida, che permetta loro di evolvere vivendo i cambiamenti portati dalla Storia. Un’identità lontana dai luoghi comuni, dalle etichette date senza conoscere i contenuti, dai pensieri fasulli che tentano di manipolare questi nostri tempi. Dagli obiettivi puramente economici che sembrano dominare il mondo, senza tenere conto dell’umanità che lo abita e lo vive, il mondo! Il vero progresso, in questo momento, non è solo nelle nuove tecnologie. Ma nello sviluppo di un nuovo pensiero etico che rispetti, sopra ogni altra cosa, l’uomo.
Monsieur Perloff, la consapevolezza della Storia della propria città, dei suoi spazi nel tempo, del loro mutare nei secoli, contribuisce a creare il cittadino di domani ?
E’ necessaria, a mio avviso, da parte dei cittadini, la coscienza della perseveranza nel tempo per tenere viva l’essenza di una città. Il suo ESSERE. Che poi diventa, così, il suo vero apparire! Nel tempo una città si è formata come una personalità. Un’identità, proprio come un individuo, fatta dell’insieme degli eventi storici, sociali, del modo di reagire o non reagire ad essi. Si dovrebbero comprendere le proprie tragedie non per disperarsi, ma per trarne una forza per proseguire più forti. Forti delle risorse a disposizione. Questo vale per le singole persone, ma anche per le città, che altro non sono che un insieme di cose e di individui. E per fare questo, in una città, bisognerebbe svilupparne il pensiero collettivo. Orientato al bene comune. Di fronte a qualsiasi evento riguardante la collettività dei cittadini, dovremmo tutti pensare al plurale: cosa facciamo? Insieme, noi cittadini. E questo è anche una condizione per un individuo di sentire le sfumature dei luoghi, sfumature anche della sua propria identità.
Monsieur Perloff, nella Storia, eventi negativi hanno determinato, per reazione, le Rivoluzioni. Una Rivoluzione, porta ad un’evoluzione? E a che cosa sarebbe rivolta, oggi, una Rivoluzione ?
Vedo oggi tante piccole “rivoluzioni”. La parola è indebolita dai media. E non si tratta di vere rivoluzioni, ma di tante manipolazioni che restano rinchiuse dagli interessi di chi le attua. La rivoluzione incarna la forza, il coraggio di cambiare da dentro per non restare vittime delle manipolazioni a cui purtroppo siamo soggetti. Attuare un vero cambiamento, consapevole, pensato, porterebbe ad un”evoluzione. Che è poi il vero obiettivo di una rivoluzione intesa in modo sano. Questo lo vedo molto difficile, dato l’indebolimento del pensiero politico da parte dei cittadini. Anche perché non esistono quasi più i veri politici. Dovremmo ritrovarli, nel senso di uomini che si mettono al servizio della collettività, esprimendosi liberamente senza condizionamenti che oggi sono gli interessi economici. Persone con idee proprie, diverse, ma aperti al confronto che costruisce. Certo è a rischio…
Ogni città è un micro universo. Se ognuna di esse attuasse una rivoluzione incruenta al suo interno, prendendo consapevolezza della sua identità, ad esempio, e portando avanti questo progetto, sarebbe l’inizio di una rivoluzione più grande. Monsieur Perloff, quale potrebbe essere la micro rivoluzione di noi savonesi ?
Non ho mai amato chi pretende di dare lezioni. E non ho mai voluto farlo con i miei alunni, con i quali ho invece instaurato un rapporto propositivo, sempre difficile ma aperto al confronto e all’apertura della mente. Amo Savona per la sua misteriosa bellezza, come ho avuto modo di raccontare. Per questo mi piacerebbe contribuire, se mi è possibile, alla sua valorizzazione in ogni suo ambito. Parlando del suo Priamar, delle sue Mura nelle mie conferenze. La loro rottura materiale è una ferita ancora aperta nel cuore di Savona. Nell’anima della città. Quegli spazi recisi non sono stati colmati, creando un vuoto tra le varie parti di Savona. Il mercantilismo di oggi nella cultura ha accentuato questi vuoti. Unire nuovamente, culturalmente dall’interno le pietre che sono la storia di Savona, dare loro il significato che hanno per i suoi abitanti, rendendoli consapevoli della loro importanza, sarebbe un modo per ricostruire un’identità comune ai suoi abitanti. Si potrebbe parlare per esempio di una riconquista del Priamar e questo chiederebbe una forte volontà politica durevole, a lunga scadenza. Noi Savonesi amiamo la nostra città.
La visione dall’esterno di un filosofo sensibile come Michel Perloff, porta alla luce la nostra dolente nostalgia di secoli gloriosi, mai dimenticati.
La nostra bellezza era tale da fare paura e per questo fu violentata e frammentata. Abbiamo gli strumenti, a parere di Monsieur Perloff, se lo vogliamo, per tornare a risplendere!
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