Pontinvrea, un racconto dei luoghi

In giornale l'Ancora del 25 agosto 2013

A cura di Michel Perloff, già professore ricercatore alla Scuola Nazionale Superiore di Architettura di Marsiglia (Francia).

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ono un geografo…con più di trent’ anni di ricerca e insegnamento sulla sistemazione dello spazio urbano e più precisamente sullo spazio pubblico e i suoi luoghi… Oggi vorrei condividere un’ esperienza personale scrivendo un racconto sensibile a proposito di alcuni luoghi di Pontinvrea. Che cosa ho trovato là, senza ricerca…senza documento…nell’ignoranza della storia…un incontro con le cose che mi hanno coinvolto…e certo non ne dirò abbastanza…
Tutto è cominciato con il canto della parola Pontinvrea e subito dopo con la presenza del “ponte” in questa parola. Il ponte… luogo ideale del filosofo, quello che raduna i territori, che apre le strade verso lo sconosciuto, verso il mistero, sotto al quale sparisce l’ acqua, attimo di assenza per risorgere un’altra…
Pontinvrea è stata un incontro. Venendo dalla montagna, attraverso Naso di Gatto, ho fatto una piccola sosta lassù, prima di arrivare a destinazione, ed è uscita la cittadina immersa nella foresta, sono emersi la chiesa e dei portici, una visione di sogno…come una fragola nel bosco.

Pontinvrea conferenza

L’arrivo è teatrale, una parete e il nome Pontinvrea, la parete come una porta aperta, verso il mistero, che cosa c’è di là ?…
Poi la visione da lontano del campanile e più in là c’è quello che si chiama banalmente un incrocio di strade…ma quale incrocio! Un vortice di cose che ballano insieme…chiese, palazzi, alberi, portici, caffè, negozi…sarebbe una piazza? Nel pieno del suo significato? Il sogno di un geografo? Non la piazza classica, disegnata con i suoi limiti precisi, ma la piazza degli incontri, incontro delle cose e degli uomini…con limiti fatti di cose diverse…

La chiesa e i portici con il municipio, un insieme architettonico grandioso in se stesso, un concentrato di città…

Pontinvrea conferenza

C’è anche un “parco” alberato, parlando alla grande, come per i piccoli parchi di New York, ma ci torneremo poi…
Un Largo di fronte ai portici delimitato da palazzi con negozi e caffè
Tutto percepito come un insieme, un raduno di cose diverse che giocano insieme
Più in là un ponte verso la foresta, un ponte di lusso per i pedoni sopra un torrente ideale…
A questo punto mi fermo un attimo. Non ho detto la verità… Sapevo già qualcosa di Pontinvrea…attraverso certi dipinti della pittrice Imelda Bassanello…evocazione napoleonica con dei soldati seduti intorno a un albero…
…visione invernale di un popolo felliniano camminando sulla piazza…e magari non è niente… c’è la memoria della piazza e l’arte l’ha fatto vivere, è come un profumo che impregna il luogo.
Il parco alberato con qualche panchina è leggermente inchinato, un ruscello sinuoso artificiale corre, passa sotto un ponticello e fa ballare gli alberi.

Pontinvrea conferenza

Nella parte alta, una stele, in una posizione leggermente aperta di fronte all’ asse principale del parco.
A mio agio in questo luogo, su questa piazza, in questa cittadina ho pensato che avevo trovato il posto giusto per studiare nella massima tranquillità…
Mi sono seduto sulla panchina davanti alla stele dei caduti e ho cominciato a leggere.
Allora una serie di eventi si sono succeduti in pochi minuti…
Una persona di una certa età s’è avvicinata e s’è seduta accanto a me…senza una parola, solo un segno per accennarmi di non andarmene…
La mia lettura era stata interrotta, ma stranamente mi sono sentito in pace…la mia curiosità per questo posto è aumentata… ho guardato con più attenzione intorno a me…
Il mio sguardo si è fermato sulla stele e ho letto i nomi, le date di nascita e della loro scomparsa… Come sempre in questo caso una tristezza mi ha invaso…erano tanto giovani…
In un attimo ho pensato che magari la persona seduta accanto a me avesse conosciuto questi ragazzi, avesse giocato con loro… e Pontinvrea si è rivestita d’oro…e i luoghi della piazza si sono animati di più…sarebbe quella la memoria viva ?

Pontinvrea conferenza

La mia fantasticheria mi aveva permesso di sentire più intensamente i luoghi… Dino in questo luogo mi aveva risvegliato…mi aveva richiamato alla realtà…la fantasticheria era pura realtà.
Il parco era il bosco sacro, era diventato il centro che animava tutti gli altri spazi e tutti ricevevano dei colori più vivi…
Ho sentito chiaramente che cosa significa “apertura al mondo” che si può condividere con tutti e tutti possono viverlo…la storia non era più affare di sapienti ma quella di tutti, la memoria di ogni persona…
C’è un mistero nella cerchia superiore di noi e ci sono delle chiavi che permettono per un attimo un accesso al mistero che fugge comunque ma più in alto… e ci sentiamo aumentati…
Le chiavi? Al primo posto la nostra sensibilità da non mai tradire…e l’arte, la filosofia potranno prolungare la sensibilità, nutrirla…senza mai dimenticare l’Altro accanto a me, e quello sparito e quello da nascere…non ci sarebbe mondo senza di loro…
Dino è stato un ponte per l’incontro il più emozionante che sia e quest’incontro può renderci più responsabili, meno prede del consueto, del banale…anche del banale rivestito di conoscenza schiacciante…
E questo ponte ci porta al pensiero…
E quando c’è un progetto, non dimenticare il mistero del luogo e non distruggere quello che ci apre alla memoria vera, viva. Per questo si deve ascoltare il battito del mondo…c’è emergenza quando i mezzi di trasformazione e di distruzione aumentano…
E non c’è ricetta…si vendono già tante ricette…

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