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Letture della città

"Life beyond tourism"/"Life beyond project"

ramite quest intervento vorremmo contribuire ad approfondire la riflessione insieme sul « turismo » e sul « workshop », componenti importanti delle azioni della Fondazione Del Bianco…e c’è anche, in questo ambito, una dimensione etica…

Abbiamo pensato di ravvicinare due esperienze nostre, d’una parte nell ambito dell insegnamento della geografia urbana umanistica nella scuola di Architettura di Marsiglia, dall altra parte nell ambito turistico tramite la guida di tanti gruppi di persone diverse in un raggio importante di paesi, in Europa, in America e anche, minoramente, in Asia Centrtale e in Nord Affrica.

Perche tale ravvicinamento?

Al primo posto c’è la parola « life », « la vita », e questa parola dovrebbe reggere nel pieno del suo dignificato il rapporto al nostro modo di abitare il mondo. Abitare, in quest ambito nostro, si capisce nel senso di scoprire e valutare lo spazio della pianeta tanto per i viaggiatori che per che studiano lo spazio. E scoprire e valutare richiedono la fusione dei cuori, quello della personna e quello del luogo.

Il contenuto del nostro insegnamente è proprio quello di dare la possibilità agli studenti di sensibilizzarsi ai modi (riferimenti, concetti, tecniche, esperimenti…) di svelare quello che è vivo nei luoghi dello spazio urbano, partando della scala dell uomo nella perspettiva di qualsiasi progetto (architettonico, urbano, paesaggistico). E questo ricchiama la sensibilità, l’emozione, il sentire sul sentiero dove c’incamminiamo ogni giorno con il nostro essere, colla memoria della nostra mente e del nostro corpo.

Duncque, non si deve considerare al primo posto le cose del mondo ambiante come « oggetti » da « conoscere » o da « analizzare » o da « ricevere » come « valori, » senza nessun spirito critico, cioè di essere se stesso come privo di vita, paragonabile a una macchina da registrazione.

Due esperienze recenti mi hanno anche portato a fare questa proposta :
- un workshop a Mosca, dove gli studenti si sono lanciati in un progetto con una visione puramente funzionale, dimenticando un componente essenziale dello spirito del luogo, la presenza della foresta russa nel cuore della metropoli.
- Una visita « turistica » a Pietroburgo, nel Palazzo Yussupov dove è stata messa a posto una tentativa interessante di coinvolgere la gente nella vita delle sale attraverso un itinerario ricco di vita, magari ancora un po troppo didattico. Per esempio, una ballerina a fatto ballare la quadriglia ai visitatori, bell idea di coinvolgimento nella sala di ballo, un tufo nella storia, ma un esperienza purtroppo divertente per certi e laboriosa per altri.

Non è il caso di descrivere queste esperienze ma di tenerli come motivazione nello scopo di raccontare qualche storia a base di vita, rincorrendo in questo scopo agli studenti di ieri e di oggi, di Mosca e di Marsiglia, agli architetti, alle città di Pompei, Firenze, Roma, Mosca, Odessa, Savona, Marsiglia, ai libbri del pensiero, di filosofia, con Benjamin, Heidegger, Jünger, Arendt, Deleuze, Levinas.…o di geografia, con Dardel, Reclus…di semiotica, di poesia, con Baudelaire, Pouchkine, Char…richiamando una infinita diversità di autori, epoche, paesi, metropoli, piazze, strade, concorrendo tutti a una lettura aperta e « critica » dei luoghi della città…e di tutti i luoghi.
Sarebbe dispersivo ?
I luoghi sono delle sale di ballo lussuose ma non si vedono subito ori e ballerine e non si entra se non sai guardare e sentire per vedere.

Ricordiamoci adesso delle parole di Roland Barthes quando scriveva che si deve molteplicare le letture delle città per poter arrivare un giorno a un elaborazione dei segni del urbano, per andare avanti sul cammino di una semiotica della città.
Magari se non si puo piu sognare a un linguaggio della città come c’è un linguaggio naturale, è meglio cosi, si puo infatti, collegando e incrociando tutte le esperienze…letture di libbri e di luoghi…di libbri tra di loro, di luoghi tra di loro, di libbri e di luoghi tra di loro…letture duncque « intertestuali », in modo tale da esprimere piu richezze tra emozioni e ragione… fare splodere le categorie abituali del raggionamento per vedere meglio, leggere meglio…e proporre altro… semplicemente inventare …trovare, dare un cuore nutrito dalle pulsasioni della cultura et della sensibilità. E questo potrebbe chiamarsi saper leggere un arte urbano, secondo le parole di Kevin Lynch. E Lynch scriveva che non si deve confondere quest arte con l’architettura, la scultura, la pittura…. E questo richiede apertura della mente, serietà nelle ricerche, coinvolgimento nell azione e, toccando allo spazio pubblico, questo diventa politica e la politica ridiventa affare di cuore.
Infatti si dovrebbe poter riconoscere i luoghi della città come arte urbano. E i luoghi non si restringono a quello che riconosciamo oggi come patrimonio e la conservazione non si limita alla protezione di quello che è com è o alla sua reabilitazione.
E i luoghi dello spazio pubblico non devono piu essere i residui di un narcisismo progettuale, che siano architettonici o tecnocraticci o gli due insieme, perche è in pericolo la nostra sensibilità, schiacciata da tutte le parti. E in pericolo il nostro essere se non la nostra esistenza e la coscienza ecologica che si sviluppa attualmente non deve far dimenticare un altra ecologia, quella della mente con la sua stragrande dimensione etica.

Il nostro proposito è di appoggiarsi su delle immagini che non richiamano i discorsi abituali della promozione « turistica » e dell analisi « scientifica » ma possono suggerire una riflessione filosofica o un evocazione metaforico/poetica o anche una ribellione critico/polemica o tutto insieme. Il mistero ci da sempre un appuntamento.

A l’inizio c’è il cammino, la scelta, la perplessità, che cosa c’è là? Poi c’è lo sforzo. Siamo già nel discorso della vita e anche nella lettura delle strade, delle case, della storia, richiamando la nostra memoria. Ci immergiamo nelle nostre sensazioni iniziali e noi dobbiamo riconoscere e ritenere queste sensazioni e non lasciare la pseudo conoscenza annegarle. E proprio un discorso fenomenologico primordiale.
E tutto si sviluppa secondo questa mossa. Il cuore è al centro, è corpo e anima, senza sosta, egli genera l’energia e richiede la nostra porosità per dispensarla, per irradiare e ricevere il mondo. E in tutti gli essere c’è questo cuore/genio. Guardiamo le chiese e le loro piazze e il loro carattere sacrale che troviamo anche in tutti i luoghi perche sono luoghi.
E ogni posto puo diventare lugo se s’unsidia o si arrampica la vita.

Il cuore puo essere teatro, c’è cuore nella casa, il cuore puo sorgere del muro, c’è l’albero cuore… Quando balla un albero, non puo che avere un cuore e c’è qualcosa che balla dintorno. Ma ci sono alberi che ballano e altri no, si ci sono alberi banali ma bravi perche sono e ci sono quelli che riflettono le debolezze dei loro padroni. Ci sono delle strade, delle piazze che chiamano gli alberi e altri no. E l’albero nato nella fredezza della mancanza totale di « genio » puo diventare anche un cancro che uccide lo spazio. E la barbaria sotto tutte le sue forme ci promette sempre piu agguati. Queste forme possono essere brutali ma anche insidiose. La barbaria puo anche renderci inermi davanti agli argomenti infallibili del progresso, della sicurezza, dell ecologia, della protezione del patrimonio. E i nostri spazi di vita sono le prede piu mirate perche ci viviamo troppo banalmente, non gli abitiamo abbastanza, ci abituiamo anche col sorriso ai cambiamenti, resistiamo poco, non abbiamo presa sui processi tanto rapidi...

Ma ci sono luoghi di resistenza, la pace di una piazza eterna, le dolce traccie che si nascondono e fanno nascere nel cuore l’emozione fantasiosa che solleva, l’emozione creatrice aguzzata dal mistero.

E cosi ci comuove la vita di Pompei, di Roma, sui gradini vivi della nostra presenza al mondo.

E cosi i nostri ragazzi potranno sovvertire le prigioni e farne dei luoghi.
E magari i turisti possono diventare cittadini del mondo.

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